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martedì 13 ottobre 2015

286) IGNAZIO MARINO AFFONDA

IL SINDACO DI ROMA IGNAZIO MARINO AFFONDA NEGLI SCANDALI DEL MALGOVERNO E DEL MALCOSTUME AMMINISTRATIVO ROMANO.



Ce l’ha fatta a dimettersi il sindaco di Roma Ignazio Marino. È quasi un anno che sono venuti alla luce i legami tra le amministrazioni romane e la criminalità organizzata. Ha resistito per tutti questi mesi con la scusa che, secondo il suo parere, gli sporchi affari erano cosa esclusiva della vecchia amministrazione Alemanno. La causa principale che ha influito nelle sue dimissioni è stata la scoperta di tutte le spese private (viaggi e cene) che ha sostenuto con uno dei conti correnti del Comune di Roma. La restituzione dei soldi che Marino ha effettuato non cancellerà il reato di peculato. Avrebbe continuato a governare se non fosse stato scaricato dal suo partito, il quale temeva di perdere la faccia, i voti e che grida alle ruberie, alle mangerie pensando sempre agli altri. Questa vicenda ricorda il caso Fiorito di qualche anno fa alla Regione Lazio, con la differenza che allora ovviamente fa dato più clamore e risalto per portare alla caduta di un consiglio e di una amministrazione regionale: la maggioranza dei giornali italiani si sa di che parte sono. In seguito si scoprì che il (legittimo) rimborso ai gruppi consiliari regionali era la prassi in quasi tutte le regioni italiane, così tutti i partiti ne approfittavano per effettuare degli sperperi eccessivi, anche per le spese private dei singoli consiglieri regionali.



Tornando a Marino, persino il Vaticano ha giocato un ruolo determinante nella sua caduta: è stato proprio il Papa ha smentirlo pubblicamente, dicendo che in occasione del suo viaggio in America non era stato invitato da Lui. Se un organo che dovrebbe essere imparziale si intromette nelle vicende politiche, significa che anch’esso non vedeva di buon occhio l’operato dell’ex primo cittadino romano. Ma anche nella Città del Vaticano non sempre fila tutto liscio. Durante l’amministrazione Marino alcune  volte è stato toccato il fondo per alcuni fatti: si cominciò con l’abuso di potere del sindaco che parcheggiò continuamente la propria vettura dove non poteva posteggiare nessuno, si proseguì con l’istituzione di un registro per le coppie di fatto e per quelle omosessuali, senza alcun valore legale e giuridico, si continuò con gli insulti alle destre che, a suo dire, avrebbero dovuto tornare nelle fogne, infine si concluse con i funerali spettacolo del re della malavita romana, in cui Roma divenne la barzelletta di tutto il mondo, tra l’indifferenza del primo cittadino che beato e tranquillo non ha pensato minimamente di rientrare dalle vacanze.

Col cavolo che assegneranno le olimpiadi a Roma (un tempo ammirata ed invidiata da tutto il mondo per la sua storia, per le sue rovine, per i suoi monumenti, per la sua cultura), divenuta lo zimbello globale, tra malaffare, malcostume, abusivismo, truffatori e vicende comiche. La capitale d’Italia si aggiungerà alle maggiori città italiane che la prossima primavera saranno chiamate alle elezioni dei loro sindaci. Sarà una tornata elettorale importante che determinerà le sorti del governo; sempre che non cada prima e si voti anche per le politiche: non sarà impossibile, ma difficile sicuramente (visto e considerato che i voltagabbana della migliore tradizione democrista – socialista per non perdere le loro poltrone e i loro privilegi, dall’opposizione passano alla maggioranza di un governo non eletto dal popolo). Ci saranno diversi mesi di tempo per costituire tra i partiti di destra delle solide alleanze e per scegliere con tutta calma dei rappresentanti idonei, capaci di attirare gli elettori e di governare bene.

1 commento:

  1. A Roma la sinistra ha governato 17 anni negli ultimi 22, ma la colpa è solo di Alemanno
    Di Eugenio Cipolla, il 12 ottobre 2015

    Che Gianni Alemanno non possa essere annoverato nella classifica migliori sindaci di Roma, è abbastanza noto. Non è un’opinione politica, ma una fatto sancito dalle ultime elezioni comunali che lo hanno visto perdere contro Ignazio Marino. Se avesse amministrato bene la capitale d’Italia nei 5 anni durante i quali è stato sindaco, sarebbe senz’altro stato rieletto dai cittadini romani. Ma da qui ad addossargli la colpa del declino di Roma ce ne passa. Stamattina Linda Lanzillotta, una che di giri politici ne ha fatti, partendo dal Pd, passando con Monti e ritornando alla corte di Matteo Renzi una volta capito che l’era del loden era finita, in un’intervista al quotidiano Il Giorno è tornata ad alimentare la storiella popolare che a largo del Nazareno hanno tirato fuori per rifarsi la verginità politica in vista delle prossime elezioni: è tutta colpa di Gianni Alemanno.

    Già, secondo la moglie del superconsulente di Renzi (Franco Bassanini, ex capo della CdP) Marino «era difficilmente difendibile» a causa delle ultime vicende politiche, dello scontrino gate, delle gaffe con il Santo Padre, della non lungimirante amministrazione della città, ma è pur vero che «ha ereditato il disastro epocale di Gianni Alemanno». Ecco, è lui per il Pd il principale colpevole di tutto questo. Se la metro si blocca si blocca otto ore in un giorno feriale per “caduta massi”, la raccolta rifiuti non funziona più, la città è piena di buche e un iscritto al Pd (Buzzi) corrompe questo mondo e quell’altro per ottenere appalti in favore della propria coop, non è colpa di chi amministra la città da due anni e mezzo, ma da chi la amministrava prima che il Pd tornasse al governo della città.

    Eppure, a conti fatti, la permanenza di Gianni Alemanno al Campidoglio è stata nulla rispetto allo strapotere del Pd negli ultimi 22 anni. Dal 1993 al 2001 governò Francesco Rutelli, dal 2001 al 2008 toccò a Valter Veltroni e con i due anni e mezzo di Marino si arriva a 17 anni. 17 anni su 22. Come si può, dunque, addossare la colpa del perduto onore di Roma ad Alemanno? La sinistra, a quanto pare, a colpi di menzogne può. Sembra un po’ la storiella del famoso “ventennio berlusconiano”, che ha visto il leader di Forza Italia governare per soli 9 anni su 21, mentre alla sinistra, tra un D’Alema, due Prodi, un Letta e un Renzi ne sono toccati 12. Dodici anni di danni e leggi sbagliate, favoritismi e scalate al potere, operazioni losche e collusioni sospette. Il conto di tutto questo, però, è stato addebitato alla destra. La solita destra che paga sempre per tutti, impotente di fronte a una sinistra “scroccona” che grazie al proprio apparato di propaganda riesce sempre a farla franca.

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