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sabato 25 gennaio 2020

437) NOSTALGIE DI QUA, NOSTALGIE DI LÀ


AI NOSTRI TEMPI NOI CHE FACEVAMO          QUESTO, NOI CHE FACEVAMO QUELLO, SI USA DIRE CON AREA NOSTALGICA PER RIMEMBRARE I TEMPI IN CUI SI ERA GIOVANI E SI PENSA CHE TUTTO FOSSE MIGLIORE IN CONFRONTO AD OGGI. MA NEL PASSATO NON TROPPO REMOTO NON SEMPRE C’ERA MAGGIORE RIGIDITÀ E SEVERITÀ E MENO RICCHEZZA, COME NEL CASO DEGLI ANNI 1980.




Ci sono molti aforisti, filosofi di vita, nostalgici e sognatori vari su internet. Ogni tanto è bene rimembrare i tempi passati, che spesso si rimpiangono per la giovinezza perduta e in cui si pensa che tutto fosse migliore di oggi, basta non fissarsi troppo, poi se uno fa un grande sforzo di memoria, ricordando bene, nel passato non troppo remoto la vita non era più disciplinata e più rigida rispetto ad adesso. Nel nostro caso specifico degli anni 1980, bisogna considerare che circolavano più soldi rispetto ad oggi; Il denaro genera consumismo, vizi, trasgressioni, eccetera. I genitori di allora verso i figli potevano essere severi, ma c’era già un consistente numero permissivo, che è continuato a crescere fino ai nostri giorni, riducendo drasticamente gli educatori duri a poche unità. Le uniche cose che mancavano allora erano internet ed i cellulari, per il resto la maggioranza della gente aveva quasi tutte le comodità che abbiamo noi oggi.

Adesso la maggior parte delle persone sta sempre con la testa abbassata verso i piccoli schermi da cui non si separa mai ed è considerato un problema; tali aggeggi fungono non solo da telefono cellulare ed internet, ma anche da quelle che una volta erano le macchine fotografiche, le cineprese, le radioline con le audiocassette e le cuffie, ecc. Negli anni ’80 c’erano altri tipi di problematiche: bambini ed adolescenti stavano troppo tempo davanti la Tv per vedere i cartoni animati, idem le donne con i teleromanzi (e i fotoromanzi sui giornalini), i giovani passavano le ore attaccati al telefono di casa per parlare con amici e con i primi amoretti e i loro genitori li rimproveravano severamente; ma almeno televisori e telefoni fissi non si portavano dietro quando si usciva di casa. Non c’era la play station, ma c’erano i giochi Nintendo e quelli sui computer di allora, per i pochi fortunati che li possedevano, i videogiochi a monete nei bar (un’altra piaga di quegli anni); erano rare le macchine mangiasoldi di oggi. I problemi della droga c’erano anche in quei tempi, dei ragazzi del muretto. Una volta, ch’ero bambino a scuola, una signora, parlando del degrado della gioventù, mi raccontò che diede un passaggio in auto a dei ragazzi che facevano l’autostop per incontrarsi “al muretto” con gli altri amici ed avevano circa 20.000 lire in tasca ciascuno: ella presumeva che io loro genitori stessero molto bene ed avessero due o più lavori. Allora, come oggi, le manifestazioni studentesche e gli scioperi a scuola c’erano sempre, insieme agli alunni ribelli verso gli insegnanti: ogni minima scusa era buona per non entrare e qualche alunno lo mandavano nelle scuole private se in quelle pubbliche lo bocciavano spesso. I motorini, le moto, le auto le avevano tutti, anche se le autovetture erano tecnologicamente meno sofisticate e sicure rispetto ad oggi e c’erano più incidenti, giovanili e non. Le macchine ad accensione elettronica erano pochissime: spesso accadeva che le donne, che avevano poca dimestichezza con i motori, al mattino citofonassero a casa per dire ai loro mariti che la loro vettura non si accendeva ed essi con voce seccata e sgarbata dicevano loro di tirare la leva dell’aria (sono dei divertenti siparietti che un’insegnante ci narrò, mentre ci spiegava la tecnica dei motori a scoppio). Ai vestiti griffati e di marca si teneva, eccome: erano oggetto di discussioni e liti tra genitori e figli. I nonni facevano la morale ai loro nipoti, i quali sbuffavano, pensando "che palle!", quando parlavano della miseria, della fame, della guerra che avevano conosciuto ma erano sempre i primi a cedere ai loro capricci e tiravano fuori per loro qualche carta da 50.000 o 100.000 lire. C’erano i grandi stilisti italiani affermati nel mondo. Il Made in Italy andava alla grande: nella moda, nel calcio (allora la Serie A era il campionato più importante del mondo e vi giocavano le migliori stelle straniere di tutto il globo, le partite si ascoltavano alla radio e bisognava attendere la sera per vedere le azioni più importanti a 90° minuto), nelle manifatture, negli alimenti, eccetera. Eravamo la quinta potenza del mondo, davanti pure alla Gran Bretagna. L’immigrazione in Italia in quel periodo era agli esordi, perlopiù venditori ambulanti nordafricani soprannominati vucumprà. Gli impiegati statali potevano andare in pensione dopo 20 anni di servizio. Iniziava la disaffezione dei cittadini verso la politica: mentre lo stato sconfiggeva le sigle terroristiche del decennio precedente e la mafia (che successivamente si vendicherà), sempre più sezioni di partito si svuotavano e si riempivano le palestre e le agenzie di viaggio. La politica governativa era retta dal centrosinistra, asse CAF (Craxi, Andreotti, Forlani); all’inizio del decennio c’era un dominio socialista, con Pertini Presidente della Repubblica e Craxi del Consiglio dei ministri, verso la fine degli anni 1980 la Dc si riprese tutte le alte cariche statali con Cossiga, De Mita ed Andreotti.

Negli anni 1990 iniziarono crisi economiche, politiche, inflazionistiche (per le scelte economiche sballate del passato), un lento declino che durò fino all'introduzione dell’euro, che diede il colpo finale nella drastica riduzione delle ricchezze e del potere d’acquisto dei cittadini. Un bene che costava 1.000 lire oggi costa 1 euro (quasi 2.000 lire), mentre uno che guadagnava 1.800.000 lire e rotti, vivendo dignitosamente, oggi guadagna più di 1.000 euro e con tutti i prezzi dei vari beni raddoppiati fatica ad andare avanti. Quindi gli anni 1980 furono buoni per il tenore di vita e le spensieratezze, meglio di oggi, ma non erano migliori per l’indisciplina e gli sballi vari. 

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