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domenica 2 giugno 2013

187) DUE INNI

LA MARCIA DELLE LEGIONI” E “L’INNO DEL POPOLO DELLA LIBERTA’” PER ESSERE PIU’ FORTI NEL CARATTERE (RICORDANDO I FASTI DI UN TEMPO) E PER SUPERARE LE INVIDIE ED I RANCORI.

LA MARCIA DELLE LEGIONI



Roma rivendica l'impero/l'ora dell'aquile sonò./Squilli di tromba salutano il vol/dal Campidoglio al Quirinal!

Terra ti vogliamo dominar./Mare ti vogliamo navigar./Il Littorio ritorna segnal/di forza, di civiltà!

Sette colli nel ciel,/sette glorie nel sol!/Dei Cesari il genio e il fato/rivivono nel Duce/liberator!

Sotto fasci d'allor,/nella luce del dì,/con mille bandiere passa/il popolo d'Italia/trionfator!

Di Roma, o sol,/mai possa tu/rimirar/più fulgida città.

O sol, o sol,/possa tu sempre baciar/sulla fronte invitta/i figli dell'Urbe immortal!
 




Oggi 2 giugno c’è stata la parata delle forze armate lungo Via dei Fori Imperiali a Roma. Proprio tra i resti di quella che fu la grande Roma, sfilano le legioni di oggi: orgoglio e vanto della nostra piccola patria di oggi, ricostituita grazie al genio ed alle imprese dei vari Cavour, Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II. Le imprese romane ormai sono lontane nei millenni, quando le guerre erano la prassi: il popolo più forte sottometteva quelli più deboli e fu così che anche per Roma arrivò l’epilogo; ma se si pensa alla grandezza e alla potenza dell’Impero Romano si prova un pizzico di orgoglio e tutti ci sentiamo più forti per vincere le debolezze dei caratteri. Oggi siamo pacifisti, non siamo più guerrafondai (almeno nella stragrande maggioranza dei casi): il servizio militare che la maggior parte di noi ha svolto, sia obbligatorio e sia volontario, è servito solo per scopi difensivi. I militi italiani che operano nelle varie missioni per il mondo, a costo della loro vita, agiscono per garantire la sicurezza per l’Italia. Ad esempio in Afghanistan se non ci fossero stati i soldati della Nato (italiani compresi) i talebani avrebbero mantenuto il potere, proteggendo Al Qaeda ed aumentando i rischi di azioni terroristiche in occidente. I due marò italiani trattenuti in India proteggevano delle navi da incursioni piratesche: così c’è stato quell’incidente in cui due pescatori sono stati scambiati per pirati ed uccisi per errore. L’episodio è accaduto in acque internazionali, la giurisdizione non era indiana, perciò i due marò dovrebbero essere giudicati da una corte internazionale. Quasi tutti hanno espresso solidarietà ai due militari italiani; qualcuno non lo ha fatto. Questi pochi appartengono ad una cultura politica antipatriottica, che non riconoscono la sacralità di coloro che lavorano per la sicurezza e l’incolumità di tutti noi, le cui radici affondano nella gloria delle legioni romane e negli eserciti che combatterono per un’Italia unita ed indipendente, redimendola dalle grinfie degli stranieri e dai privilegi dei pochi privilegiati compiacenti.

 


gente che ama la gente, che non prova invidia, che odiare non sa…..”




Sono le parole dell’Inno del "Popolo della Libertà": non mi stancherò mai di ascoltare questo brano e di pubblicarlo qui sopra. Con quelle parole arriva una sensazione di serenità e si tenta di vincere tutte le invidie ed i rancori. Personalmente avrò molti difetti, ma l’invidia non fa parte di me (o almeno lo spero). In passato ho sofferto nel notare più di qualcuno che godeva se le tue cose andavano male e si preoccupava se veniva a sapere che erano giunte delle occasioni o delle opportunità per te. Cercavo sempre di rimanere calmo e di non farmi condizionare, reagendo in alti modi: non soffrendo per il bene degli altri e ideando delle soluzioni per un riscatto personale. Mi venne così l’idea di realizzare una pubblicazione, o cartacea o in rete, dei miei versi personali (vedere qui). Era l’inizio del 2010: pensavo che anche quell’anno sarebbe trascorso senza novità per me, però delle lievi speranze ancora le mantenevo. Oggi non sento più necessità ed urgenza di creare una raccolta di poesie, poiché mi sono preso delle rivincite e mi sono sentito realizzato (e soddisfatto) in altri modi; e poi diciamolo francamente: a cosa serve scrivere poesie? A niente: è soltanto uno sfizio ed uno svago. Se mi giunge notizia che qualcuno ha realizzato un libro poetico non sono assolutamente invidioso. Qualche mese fa ho letto che i giovani gestori del periodico corese “L’Acropoli”  hanno presentato una raccolta di poesie. Probabilmente essi saranno lontani da me politicamente, ma nonostante ciò faccio loro i complimenti più sinceri.

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