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domenica 22 febbraio 2015

259) LA TRILOGIA DI ORIANA FALLACI

RECENTEMENTE LA RAI HA TRASMESSO UNA MINISERIE DI DUE PUNTATE DEDICATA AD ORIANA FALLACI, LA FAMOSA GIORNALISTA E SCRITTRICE FIORENTINA, TRASCURANDO I PENSIERI DELL’ULTIMA PARTE DELLA SUA VITA, RELATIVI AL DOPO 11 SETTEMBRE 2011 E RACCOLTI SUA NELLA TRILOGIA LETTERARIA (LA RABBIA E L’ORGOGLIO”, “LA FORZA DELLA RAGIONE”, “ORIANA FALLACI INTERVISTA SÉ STESSA – L’APOCALLISSE”).

Qual è la mia Italia, allora? Semplice, caro mio, semplice. E' l'Italia opposta alle Italie di cui fin qui t'ho parlato. Un'Italia ideale. Un'Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto. Il rispetto che nemmeno con mezzo secolo di democrazia è riuscita a guadagnarsi. Un'Italia laica e non imbelle. Un'Italia che non si lascia intimidire né dai turbanti né dai Fouchè, dai Barras e dai Tallien. Un'Italia fiera di sé stessa, un'Italia che mette la mano sul cuore quando saluta la bandiera bianca rossa e verde. Insomma l'Italia che sognavo da ragazzina, quando non avevo le scarpe ma traboccavo di illusioni. E quest'Italia, un'Italia che c'è, c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade. Perché, che a invaderla siano i francesi di Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i compari di Osama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem."
da Oriana Fallaci “La rabbia e l’orgoglio”


Ci sono state delle polemiche per la miniserie televisiva trasmessa e prodotta dalla Rai riguardante la vita della famosa giornalista e scrittrice fiorentina Oriana Fallaci. A parte il fatto che i parenti della scrittrice hanno detto che ella non era come l’hanno descritta nella ricostruzione cinematografica che ha narrato la vita della giornalista, mettendo in risalto la sua relazione con Alexandros Panagulis, rivoluzionario, patriota e politico greco, e l’esperienza da cronista nella guerra del Vietnam. Invece questa miniserie ha trascurato i pensieri dell’ultima parte della vita delle giornalista relativi al terrorismo islamico, alla fragilità dell’occidente, succube del mondo arabo – musulmano che vuol conquistarlo. In realtà nella narrazione cinematografica qualche accenno c’è stato sulle problematiche del mondo islamico, soprattutto per quanto concerne la condizione femminile, scaturiti quando la femminista Fallaci butta addosso all’ayatollah Khomeini il chador che la copre completamente mentre lo intervista e non è per niente timorosa nel porgli delle domande molto scomode. Dopo i fatti dell’11 settembre 2001 la giornalista ha interrotto il lungo silenzio che si era imposto ed il suo esilio negli Stati Uniti, pubblicando, a partire da quella data e proseguendo negli ani seguenti, delle riflessioni racchiuse nei volumi: “La rabbia e l’orgoglio”, “La forza della ragione” e “Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’apocalisse”.
Ne “La rabbia e l’orgoglio” la scrittrice con furore pubblicò a gran richiesta un lungo articolo nel Corriere della Sera, che poi divenne un libro: ella, in toni durissimi, accusò l’occidente di essere troppo tollerante e morbido verso gli islamici, mentre nei loro paesi non c’è reciprocità nel rispetto dei cristiani, a dimostrazione di ciò citò le proprie esperienze di cronista nei paesi islamici. Anche nella sua Firenze narrò degli episodi di come i somali spadroneggiavano davanti al Duomo, al Campanile di Giotto e al Battistero, accampandosi in quella centralissima piazza, pregando Allah con i megafoni e orinando davanti ai monumenti; dovette provvedere lei personalmente arrabbiandosi con le autorità (di sinistra) per far sgombrare tutti. Nel mondo arabo ai cristiani non consentirebbero mai di mancare di rispetto ai luoghi sacri dell’Islam e nemmeno se lo sognerebbero di farlo: se lo facessero non sopravvivrebbero. Ne ebbe per tutti: comunisti/postcomunisti in primis, anche per Berlusconi, per la Chiesa, per il Papa Giovanni Paolo II, per l’Unione Europea e per le cicale di lusso (personaggi dello spettacolo), le quali non avevano e non hanno il coraggio di andare controcorrente, allineandosi al politicamente corretto e alle mode del momento. Di fronte alla parola "razzista" nessuno aveva il coraggio di difendere la propria storia e cultura.

“La forza della ragione” è un volume fatto più di ragionamenti che d’isteria. Vengono narrate le violenze e i soprusi con cui la religione islamica si è espansa nel corso della storia e successivamente l’odierno piano di penetrazione in Europa per sottometterla: attraverso l’immigrazione e attraverso il ricatto del petrolio. Eurabia era il terrificante titolo di una rivista francese che prevedeva la diffusione e l’espansione  della cultura e della religione islamica in Europa: la scrittrice fiorentina usò quel neologismo per indicare la fine che avrebbe fatto il vecchio continente. Venne narrato un incontro con il filoarabo Andreotti, in cui il politico rilevò che i Sauditi pretendevano la costruzione di una moschea a Roma e, non potendo opporsi, doveva convincere Papa Paolo VI. Andreotti non seppe rispondere alle indignazioni della Fallaci che chiedeva a cosa servisse una moschea a Roma, visto che negli anni ’70 non c’erano quasi musulmani, e sul fatto che Maometto vedesse in Roma la futura capitale dell’Islam. La verità era che in quei tempi nessuno badava al risveglio islamico: il problema maggiore era il dualismo Usa/Urss – mondo libero/comunismo, col rischio di una guerra totale, nucleare; infatti la giornalista toscana era impegnata a seguire quegli scontri tra occidente ed oriente nel piccolo, nel sudest asiatico.

Con “Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’apocalisse” si concluse la trilogia letteraria, mentre la scrittrice affrontava lo stadio terminale della sua malattia che l’avrebbe portata alla morte. La giornalista autointervistandosi parlò del cancro fisico che la stava uccidendo (l’alieno lo definì), facendo la metafora col cancro morale che divorava e divora l’occidente: il filo islamismo, l’antioccidentalismo, l’Eurabia, l’accostamento tra l’Europa del 1938 e quella dei nostri giorni, il nazifascismo vestito da filo – islamismo. Inoltre menzionò altri argomenti: l’attualità politica di quel tempo, il suo umorismo, i ricordi di bambina allorquando vide Mussolini ed Hitler a Firenze, infine parlò della morte che aveva già incontrato più volte durante la sua vita e che non temeva affatto. Nel libro come post scriptum c’era l’Apocalisse: parafrasando l’Apocalisse biblica dell’evangelista Giovanni si narrò di un occidente orami decaduto, in crisi di valore che rischiava di andare in frantumi.

L’autrice della triologia è stato un personaggio controverso: atea, apolitica, antifascista e anticomunista, ma allo stesso tempo italiana e patriota; criticò l’orgoglio nazionale perduto e la dimenticanza per le mille battaglie per l’indipendenza, per l’Unità d’Italia e per la libertà. Quella libertà che lei aveva conquistato da ragazzina, militando con la resistenza, e che in quei frangenti veniva messa a rischio da coloro che volevano punire noi per il nostro modo di pregare o di non pregare affatto. Tali emancipazioni che hanno portato la nostra società ad essere meno bigotta o addirittura non bigotta sono per la saggista fiorentina il frutto della superiorità morale e dell’avanguardia del mondo occidentale, da cui è nato la quasi totalità del progresso tecnico – scientifico. Ella era atea e criticava la Religione Cattolica per il suo medioevo, per le inquisizioni, per i roghi degli eretici ma non per le crociate: secondo costei il Papa di allora non avrebbe dovuto chiedere scusa perché gli islamici non l’hanno mai chiesta per essersi presa la Terra Santa, per aver soggiornato sette secoli nella cattolicissima Spagna e per le violente e mortali incursioni lungo le nostre coste. Però riconosceva nella Chiesa un’impronta fondamentale nella cultura e nell’arte della società italiana: ricordava che era venuta al mondo ascoltando il suono delle campane e mai avrebbe sopportato che tale suono venisse soffocato dalle vociacce dei muezzini. Mostrò ammirazione verso Benedetto XVI: sperava che con il suo avvento mutassero i rapporti tra noi e l'Islam. Quando uscirono quei libri Oriana Fallaci fu schernita, insultata, detestata, scansata da tutti e privata dei legittimi riconoscimenti per la sua carriera. Il rosso Comune di Firenze rifiutò di insignirla del Fiorino d’oro; successivamente ha provveduto il regista Zeffirelli a donarle quello che il suo da apporre nella sua tomba. Solo oggi si rivaluta il personaggio antecedente l’11 settembre 2001 Chissà oggi cosa direbbe al bullo suo concittadino, ad Alfano, a Beppe Grillo e a Papa Francesco.

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